inserito
il 01/12/2006
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Brett
Dennen Immaginate di rientrare a
casa in una serata di pieno autunno, dopo una giornata di duro lavoro,
afflitti da un terribile raffreddore e per mitigare il disagio decidete
d'infilarvi sotto le coperte dopo esservi preparati un caldo punch musicale:
una grattugiata di Tracy Chapman, un pizzico di Jimmy Scott, qualche goccia
di Billy Holiday, due parti di Paul Simon e una parte di Jack Johnson
e la vita riparte per un altro giro di giostra. Dopo la quarta canzone
ero già ostaggio di questo ciondolone di Oakland, California, alto 1,95,
capelli pel di carota ed una decisa somiglianza con Rita Pavone; Brett
Dennen, al suo secondo disco, sferra un poderoso knock out
ed insieme a Roddy Hart e Ray LaMontagne si avvia ad entrare di diritto
nella mia top ten dell'anno. E' dotato di una voce così gradevole, distintiva,
che ti avvolge come un telo di seta grezza, a tratti quasi femminile,
unisce un fingerpicking particolarissimo, gradevole e quadra il cerchio
con testi poetici e di protesta adagiati su melodie che ti si scolpiscono
nella mente sino dal primo ascolto. Mescola sapientemente folk, pop, rock,
ritmi afro caraibici, insomma un disco difficile da etichettare ma, proprio
per questo, un lavoro da "amore al primo ascolto". Si parte con Ain't
No Reason, una saltellante pop song, con chitarra acustica di Brett,
pedal steel di Greg Leisz ed hammond in evidenza; poi il primo
singolo, There Is So Much More, una folk song che ci porta magicamente
indietro nel tempo; con Darlin Do Not Fear si vola verso i territori
di Graceland cari al vecchio Simon, mentre dopo la confidenziale e struggente
jazz ballad Because You Are A Woman capiamo di trovarci
al cospetto di un talento tutto da scoprire: bellissima! E deliziosa anche
la comparsata di Keb' Mo' alla slide. Lo sviluppo del disco è tutto
su livelli d'eccellenza e, credetemi, tutti i brani sono dei potenziali
singoli per cui non mi rimane che segnalarvi quelli che maggiormente ci
danno la misura dell'abilità compositiva di Dennen e tra tutti preferisco
I Asked When, splendida canzone di protesta con la quale
Brett ci scaraventa indietro di quarant'anni e nel chiedersi "I asked
when is the revolution" ci fa sorridere per l'ingenuità ritrovata,
ha realizzato la sua Blowing In The Wind. Degne di nota sono le irresistibili
melodie di She's Mine e The One Who Love You The Most (per
la prima McCartney docet), mentre When You Feel It e So Long
Sweet Misery mescolano con disinvoltura Caraibi e Mali, insomma avrete
capito che la disarmante capacità di scrittura e una voce inconfondibile
sono le armi che segnalano questo ventiseienne come la promessa più consistente
del cantautorato USA: il cielo notturno di Oakland si è riempito di stelle,
sono le sue canzoni. |