Una cartolina dal deserto del New Mexico: paesaggi di un folksinger che
divide equamente la sua ispirazione tra i battiti di una rock'n'roll band
a dimensione urbana e la vocazione acustica di un classico troubador dalla
sconfinata provincia americana. Don Michael Sampson non è
affatto uno sprovveduto, nonostante la sua ostinata indipendenza lo abbia
trasformato in un "marginale" eroe della canzone d'autore, un
lupo solitario che lancia di tanto in tanto qualche segnale di fumo da
lande desolate. Dashboard Angel è il disco numero
nove di una "carriera" che fa sorridere anche solo chiamarla
in questi termini, sempre all'oscuro dei grandi fenomeni, persino della
nuova onda Americana. Per l'occasione, come d'altronde già era
capitato in passato, Sampson si circonda di campioni, musicisti che probabilmente
danno il proprio contributo in cambio di una cassa di birra: ci sono,
tra i tanti, le chitarre di Warren Haynes (Gov't Mule, Allman Bros),
il dobro e la steel di Ben Keith (Neil Young), la batteria di Chad
Cromwell e Don Heffington. Un sostegno che forse nemmeno il
più strombazzato dei nuovi roots hero potrebbe permettersi: Sampson
li accoglie sotto il portico di casa per approntare il solito disco fatto
di luci e ombre e di un songwriting che sfiora la poesia. Qui tutto è
cucinato in casa, con i mezzi di fortuna che si possono trovare, ma l'occorrente
per un buon disco di mestiere e spicciola rock'n'roll music non manca
affatto. Si comincia con lo sbuffante rockabilly di una esemplare Rock'n'roll
band, le chitarre di Frank Reckard a scalciare per tutto il
tempo e il coro di Clydene Jackson e Joyce Wilson a dare un colore soul.
Il suono è grezzo come ti aspetti e non c'è nulla che venga
concesso per accontentare l'orecchio più esigente. Tra inevitabili
alti e bassi, schiaffi elettrici e intismite ballate folk, Dashboard Angel
prosegue un tragitto già scritto nel destino dell'autore: Angels
è puro heartland rock, Thunderstorm un rockaccio tutto benzina
con la solista di Haynes e il piano di Larry Knechtal a tirare il carro,
Love is The Righteuse Flame un arioso country rock che ti mette
voglia di un viaggio, mentre sull'altro piatto della bilancia fanno da
contrappeso la scheletro folk blues di Something's Wrong in the Wind
e della stessa title track. Certo, non tutto è guidato dalla stessa
ispirata mano: Hard Luck Streak gira a vuoto su una spenta melodia
acustica, Slide and Roll With It All sembra uno scarto di studio
e infine Endless Song mette a nudo le pecche della voce di Sampson,
un songwriter che potrebbe mettere a frutto le sue amicizie scrivendo
conto terzi: chissà che non trovi una svolta...ma a questo punto
credo che la sua scelta l'abbia già fatta molto tempo fa
(Fabio cerbone)
www.donmichaelsampson.com
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