Non si tratta della ristampa di qualche oscuro capolavoro della country
music, anche se quella sgranata foto in bianco e nero messa in copertina
sembra evocare luoghi comuni su vecchie cowboy songs e serate alcoliche,
trascorse in qualche bettola del Sud.
I Gas Money sono tre ragazzi del 2005 e non un retaggio della storia,
definiti con poca fantasia "i Replacements del rockabilly" dalla stampa
locale, per riassumere lo spirito punk imprigionato nelle fattezze country
rurali della loro musica. Registrato nell'arco di due anni con la collaborazione
di alcuni musicisti locali tra cui Jamie Scythes e Nate Fleming,
essenziali alla pedal steel, il disco segue una serie di singoli ed ep,
oltre all'esordio autoprodotto del 2002 (Hopelss Love Affair). Da queste
parti non passa l'evoluzione, se ce ne fosse bisogno, del genere, quanto
un'idea semplice e sfruttata, la possibilità di rimettere in circolo le
radici attraverso una scorza rock'n'roll rozza, sudicia, schietta nelle
forme e nell'atteggiamento. I Gas Money non sembrano tuttavia atteggiarsi
in queste pose per convenienza, tanto è vero che dovessimo giudicarli
da una prospettiva storica diremmo che sono arrivati sul proscenio completamente
fuori tempo: Jason & the Scorchers e Uncle Tupelo sono già passati da
un pezzo. Fred Stuckey (chitarre, voce, lap steel e banjo), Tony
Bello (batteria) e Adam "Ponyboy" Driscoll (basso)
sono dunque sinceramente votati a questa missione, un garage country,
se mi concedete la definizione, che riprende in versone acustica e trasandata
traditional immortali come Black Jack David e Cannonball Blues,
affiancandoli poi ad un country rock proletario quale quello di All
Alone (In My Honky Tonk World), Ballad of To Smith e Duggo.
Nessun intellettualismo di sorta, ma certo anche pochissimo margine di
manovra: se fosse stato più contenuto (troppi davvero 62 minuti),
22 Dollars avrebbe anche guadagnato qualche onore in più, ma
sulla distanza si notano i limiti di questo atteggiamento. I Gas Money
restano tre brutti ceffi, due rockers con abbondanti risvolti ai jeans
ed un vagabondo che sembra appena uscito dal lavoro nei campi, che dalle
fondamenta rockabilly e honky tonk (Whiskey Drinkin' Friends, Diggin'
a Hole To Bury my Heart) si allontanano di rado per qualche cavalcata
country&western (Nashville Hotel) siparietti country blues acustici
(Drink Tickets, Ridin' The Rails, South Phlly Skyline),
per finire all'essenza di ogni bar band di perioferia che si rispetti,
ovvero rock'n'roll di stretta osservanza Rolling Stones (Dixie Girl,
Gatlin Gun Blues). Le note sul retro recitano in effetti "still
playing for drink tickets and 22 dollars", sintetizzando il pensiero
spicciolo e straccione di questo trio di Philadelphia
(Fabio Cerbone)
www.gasmoneyweb.com
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