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inserito
30/03/2005
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Arriva sempre il tempo in cui un autore sente il bisogno
di dare forma alla sua maturità compositiva, di staccarsi dall'incoscienza
giovanile ed abbracciare una scrittura che sia in definitiva più
"classica". Per Eric Bachmann, la mente e il braccio
della creatura Crooked Fingers, questo tempo si è materializzato
già nel precedente Red
Devil Dawn, un disco che portava allo scoperto le sue radici
di integerrimo songwriter folk e dava un calcio al passato indie rock,
come leader degli Archers of Loaf. Dignity and Shame è
la naturale evoluzione di quel percorso artistico, seppure risuoni più
curato negli arrangiamenti, persino più ambizioso, opera non tanto
di un solitario loner, come suggeriva la malinconia di Red Devil Dawn,
quanto di un team vero e proprio. I Crooked Fingers sembrano assumere
oggi le sembianze di una autentica rock band, un lavoro di squadra che
abbandona in parte certi minimalismi elettronici e le orchestrazioni,
dove in ogni caso lo spirito di Bachmann e soprattutto la sua splendida
voce, un incrocio fra Neil Diamond e lo Springsteen di Nebraska, restano
il fulcro delle sue struggenti ballate. E' più sereno che mai il
nostro protagonista, le sue canzoni si lacerano ancora sulle tematiche
dell'amore, ma lo fanno aggiungendovi una solarità ed un'apertura
melodica che ha del prodigioso. Sono i momenti in cui Dignity and Shame
apre le sue fondamenta folk verso ballate pop rock irresistibili al primo
impatto, tra cui una commovente Call of Love, che da sola vale
la spesa, un tenue duetto vocale con Lara Meyerratken in Twilight Creeps
e la strepitosa Andalucia, epica cavalcata tra armonie latine e
rock'n'roll springsteeniano. La nota esotica ed il tratto distintivo di
questo nuovo lavoro sono proprio le digressioni tra Messico e border music,
con un utilizzo massiccio della tromba (Jason Parker), protagonista
già nell'introduzione strumentale di Islero, brano tra Calexico
e Morricone, e leit motiv di un disco che acquista quasi il sapore di
un concept, incentrato sul canovaccio di un matador perito nel corso di
una corrida. Questi sapori da frontiera affiorano meravigliosamente nel
country rock di Weary Arms e nella danzereccia Valerie,
segnate dalla lap steel di Barton Carroll, così come nella
dolcissima You Must Build a Fire. I toni da crooner notturno già
sperimentati con successo in passato vengono infine ripresi in una serie
impagabile di ballate pianistiche quali Destroyer, nostalgia latente
degna del Neil Young di After the Goldrush, Wrecking Ball, waltzer
in crescendo elettrico, e la stessa Dignity and Shame. Eric Bachmann
regala emozioni di una semplicità disarmante: non fidatevi di chi,
snob a tutti i costi, si lamenterà della troppa "normalità"
che ha conquistato l'autore. I Crooked Fingers hanno consegnato uno dei
primi grandi dischi del 2005 |