Un
tuffo negli anni settanta e nel buon vecchio country rock di qualità
con The Copperheads, a cominciare dalla copertina molto suggestiva,
seppure abusata, che richiama il mito del treno e del viaggio americano.
This Train is Gainin' è il loro secondo lavoro pubblicato
a livello indipendente, dopo l'esordio del 2002, Country & Blues Revue.
Predendo spunto proprio da quest'ultimo titolo, potrei riassumere la proposta
dei Copperheads nei termini di un elegante roots rock speziato di odori
sudisti, Memphis soul e melodie West Coast. La maggior parte del materiale
è di loro produzione, ma fanno eccezione un paio di cover decisamente
curiose: una vera sorpresa, in positivo, il ripescaggio di Here comes
the Rain Again degli Eurythmics di Annie Lennox, spogliata del suo
manto pop e trasformata in una suggestiva ballata desertica, attraversata
dalla pedal steel di Brain Peters. Più spiritosa, ma non meno riuscita,
la lettura di So High (Elvis Presley), una gospel country song
con un pregevole ricamo della voci. La band è stranamente originaria
del Minnesota, ma avrete capito che ha ben poco da spartire con la sua
terra e molto da condividere con il southern feeling della Marshall Tucker
band, anche se non si lascia condurre da eccessivi solismi, e con le armonie
di gruppi storici come i Poco. Classiche al primo ascolto le melodie di
She Lives in Dallas, Sweet Azalea, Fireworks, un
chiaro omaggio alla California dei primi anni settanta, così come
Last Sad Song sembra trafugata dal repertorio più romantico
di Gram Parsons. Fin qui un diligente ripasso della stagione d'oro del
country rock, ma i Copperheads convincono perchè alla ricetta aggiugono
qualche ingrediente più piccante. Dal mazzo scelgo So Far Gone,
con un organetto molto sixties ed un ritmo quasi beat; My Heart's on
Fire, che fa tanto southern soul, una piccola gemma; Same Old Same
Old, con una solida accoppiata di slide guitar e armonica. Ne guadagna
il disco nel suo complesso, effettivamente di qualità strumentale
superiore rispetto alle solite alternative country band di provincia.
Merito di Ray Barnard (chitarre ritmiche, piano) e Thomas Larson
(tastiere, percussioni), i due vocalist che si alternano nei dodici brani
della raccolta, e dell'ottimo apporto alla solista di Michael Otis
Oachs. Musicisti relativamente giovani, sulla trentina, giudicando
dalle foto di retro copertina, che tuttavia evidenziano una discreta padronanza
della tradizione. Vivamente consigliati ai più "nostalgici"
(Davide Albini)
www.thecopperheads.com
|