Scott Miller & the Commonwealth - Upside Downside Sugar Hill/IRD 2003

Upside Downside, come a dire le due facce di un giovane songwriter che non ha voglia di prendere una strada precisa, di scendere a patti con il volto da ribelle rocker di provincia o quello di raffinato custode della tradizione country più rurale. La copertina, a dire il vero un po' sbrigativa e semplicistica, lascia intuire il contenuto di un disco diviso a metà: Upside è nelle sostanza rappresentato dai primi sei brani, rock'n'roll squadrato e stradaiolo, tinte blues e molto ritmo, Dowside sono i restanti, speculari episodi tinti di bluegrass, hillbilly music e ballate elettriche alla Steve Earle. Scott Miller era entrato di prepotenza tra le soprese del 2001 con un debutto solista che, per chi aveva la vista lunga, era la conferma del suo talento già con i V-Roys, stella dell'alternative-country brillata lo spazio di due dischi. Thus Always to Tyrants rubacchiava idee a destra e a manca, Steve Earle e John Mellencamp in preferenza, ma aveva un tiro micidiale ed un'arma segreta nella sei corde di David Grissom. Roots-rock coi fiocchi, tanto da entrare di diritto nella nostra playlist di fine anno. Upside Downside si avvale di qualche ospite illustre (il mandolino di Tim O'Brien, le backing vocals della brava Patty Griffin), ma lascia il peso delle chitarre sulle spalle dello stesso Miller. Eric Fritsch suona organi d'impronta sixties, piano e accordion, producendo con mano sicura e mantenendo intatto il suono limpido degli esordi, ma i conti non tornano comunque. Manca un po' di forza al nuovo Scott Miller: la prima parte soprattutto è davero deboluccia, con spiritosi rock'n'roll (It Dind't Take Too Long, Pull Your Load, il sixty-beat di Raised by The Graves) che sembrano buttati li senza troppo criterio. Divertenti forse, ma decisamente anonimi. L'unico momento davvero pregevole (facendo finta di non aver sentito il pasticcio di Chill, Relax, Now) resta la stradaiola Second Chance. Per fortuna c'è anche un Downside e qui il disco prende quota tornando alle sue radici, ai Monti Appalchi della Virginia, tra il country-rock classico di Amtrak Crescent, il bluegrass di Ciderville Saturday Night ed epiche ballate quali I've Got a Plan e Red Ball Express. Un piccolo ridimensionamento, a cui speriamo segua la definitiva imposizione di una giovane promessa
(Fabio Cerbone)

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