Upside Downside, come a dire le due facce di un giovane
songwriter che non ha voglia di prendere una strada precisa, di scendere
a patti con il volto da ribelle rocker di provincia o quello di raffinato
custode della tradizione country più rurale. La copertina, a dire
il vero un po' sbrigativa e semplicistica, lascia intuire il contenuto
di un disco diviso a metà: Upside è nelle sostanza rappresentato
dai primi sei brani, rock'n'roll squadrato e stradaiolo, tinte blues e
molto ritmo, Dowside sono i restanti, speculari episodi tinti di bluegrass,
hillbilly music e ballate elettriche alla Steve Earle. Scott Miller
era entrato di prepotenza tra le soprese del 2001 con un debutto solista
che, per chi aveva la vista lunga, era la conferma del suo talento già
con i V-Roys, stella dell'alternative-country brillata lo spazio di due
dischi. Thus
Always to Tyrants rubacchiava idee a destra e a manca, Steve
Earle e John Mellencamp in preferenza, ma aveva un tiro micidiale ed un'arma
segreta nella sei corde di David Grissom. Roots-rock coi fiocchi, tanto
da entrare di diritto nella nostra playlist di fine anno. Upside Downside
si avvale di qualche ospite illustre (il mandolino di Tim O'Brien,
le backing vocals della brava Patty Griffin), ma lascia il peso
delle chitarre sulle spalle dello stesso Miller. Eric Fritsch suona
organi d'impronta sixties, piano e accordion, producendo con mano sicura
e mantenendo intatto il suono limpido degli esordi, ma i conti non tornano
comunque. Manca un po' di forza al nuovo Scott Miller: la prima parte
soprattutto è davero deboluccia, con spiritosi rock'n'roll (It
Dind't Take Too Long, Pull Your Load, il sixty-beat di Raised
by The Graves) che sembrano buttati li senza troppo criterio. Divertenti
forse, ma decisamente anonimi. L'unico momento davvero pregevole (facendo
finta di non aver sentito il pasticcio di Chill, Relax, Now) resta
la stradaiola Second Chance. Per fortuna c'è anche un Downside
e qui il disco prende quota tornando alle sue radici, ai Monti Appalchi
della Virginia, tra il country-rock classico di Amtrak Crescent,
il bluegrass di Ciderville Saturday Night ed epiche ballate quali
I've Got a Plan e Red Ball Express. Un piccolo ridimensionamento,
a cui speriamo segua la definitiva imposizione di una giovane promessa
(Fabio Cerbone)
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