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Ci avete fatto caso che gran parte dell'ultima generazione
indie-rock americana sta riscoprendo la bellezza senza tempo della tradizione?
Tanto è vero che di recente alcuni dei contributi più significativi
sono giunti proprio da personaggi quali Songs: Ohia, Smog, Lambchop, Cat
Power e via discorrendo. Faccio questa premessa perchè il nuovo
lavoro (si fa per dire, è uscito da un anno sul mercato americano)
dei Crooked Fingers conferma esattamente queste impressioni: una
raccolta tenera e passionale di sontuose ballate folk-rock, filtrate attraverso
la sensibilità di un musicista cresciuto con i suoni tipici dell'underground
americano degli anni novanta. Infatti dietro la sigla Crooked Fingers
si cela principalmente la figura di Eric Bachman, già leader
degli Archers of Loaf, beniamini alternative-rock della scena del North
Carolina, con i quali ha trascorso molta parte della sua carriera. I Crooked
Fingers nascono nel 2000 come valvola di sfogo per la componente più
tradizionale della sua scrittura. Red Devil Dawn rappresenta
dunque l'aspetto più da songwriter di Bachman, che avendo dalla
sua una voce strepitosa, rauca e poetica, riesce a calarsi nel ruolo con
successo. Spesso sembra di trovarsi di fronte un novello Neil Diamond
che tenta di interpretare il repertorio dello Springsteen più malinconico
e folkie. I paragoni sono da prendere con le pinze, semplici sensazioni:
le ballate dei Crooked Fingers hanno certamente i sapori di una volta,
investite però da un suono assai personale. Le chitarre acustiche
che conducono la fantastica Big Darkness, così come You
Can Never Leave, sono sostenute da una sezione d'archi (violoncello
e violino), quasi a creare una strana forma di folk-rock da camera. In
You Threw a Spark e Sweet Marie compare anche una tromba
(Roger V. Ruzow) che aggiunge delle colorazioni mariachi, stemperando
la malinconia generale del disco. L'idea mi pare vincente perchè
invece di scadere nella melassa, tutte le canzoni conservano un carattere
forte, crudo, un romanticismo amaro degno di Tom Waits e Leonard Cohen,
ben visibile soprattutto nei brani più riflessivi come Don't
Say a Word, Carrion Doves o la dolcissima Boy With (100)
Hands. Red Devil Dawn è un disco di una bellezza naturale,
fuori del tempo proprio come tutta la migliore musica d'autore americana |