Ryan Adams - Love is Hell pt.1 Lost Highway 2003

Non c'è verso di liberarsi dalla morsa di Ryan Adams: a dispetto di una prolificità che ad alcuni sarà apparsa persino pretenziosa, l'uscita di Love is Hell pt.1 (la seconda parte è attesa per i primi di dicembre) sembra ristabilire, se mai ce ne fosse stato bisogno, alcune coordinate essenziali della sua musica. Decisi a far sprofondare all'inferno questa sorta di traditore, ex enfant prodige dell'alt-country consessosi alle luci scintillanti dello star system, si è corso il rischio di giustiziare sommariamente un autore che continua invece a richiamare l'attenzione sulla sua indiscutibile versatilità. Se Rock'n'Roll potrà apparire una provocazione (nella sostanza però ben riuscita), un tentativo di giocare con la storia e gli stili, in Love is Hell si svela il Ryan Adams più riflessivo, l'esteta della forma ballata, il songwriter tormentato che ancora una volta cala sul piatto una manciata di canzoni capaci di stendere qualsiasi concorrenza. Si potranno trovare mille riferimenti in questi otto fragili episodi (che diventano dieci con le due bonus tracks presenti nella prima tiratura, Halloween e Caterwaul, superando abbondantemente i quaranta minuti, altro che ep), scoprire il volto romantico e uggioso di questo spavaldo e irritante talento dell'ultima generazione americana, ma sarà difficile sostenere la loro pochezza compositiva. Love is Hell pt.1 appare pervaso da una malinconia straziante: che sia vera o meno la repulsione della Lost Highway nei confronti di queste incisioni, siamo tuttavia grati della decisione di pubblicarli a lato dell'uscita ufficiale di Rock'n'Roll. Due le sessions di registrazione, due le band coinvolte con musicisti quotati come Joe McGinty al piano e Greg Leisz alle chitarre, simili i risultati. Ballate che sciolgono gli aspetti più rootsy di Adams per risolversi in episodi scuri e malinconicamente segnati dal suono del pianoforte (Avalanche). A tratti guidato da una sensibilità che ricorda Jeff Buckley o i mai tropo lodati Red House Painters di Mark Kozelek (Political Scientist, Afraid Not Scared, la splendida The Shadowlands), anche in questa occasione Adams ci lascia respirare profumi new-wave (This House is Not For Sale, Wolrd War 24) e ambientazioni rock che paiono sbucare direttamente dagli anni 80 (la stessa Love is Hell, rock song degna dei Replacements). Un altro centro mr. Adams, in attesa a questo punto del secondo irrinunciabile capitolo
(Fabio Cerbone)

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