Michael J. Sheehy
Ill Gotten Gains
Beggar's Banquet 2001

1/2

Con la voce che si ritrova, Michael J. Sheehy potrebbe cantare qualsiasi cosa gli capiti sotto mano e trasformarla in oro. Per fortuna non ne ha bisogno, perchè le sue canzoni sono splendide di per se stesse e questo Ill Gotten Gains resta un disco dal fascino sottile, lirico e di una infinita intensità interpretativa, che ti entra sotto pelle dopo svariati ascolti. E' il secondo lavoro solista dell'artista inglese, dopo l'abbandono della sua vecchia band, gli interessanti Dream City Film Club, e si presenta da subito come un opera intrigante, di grande maturità, dove l'incontro tra l'anima soul del suo canto e le sonorità tra tradizione e moderata modernità ricamate dalla band alle spalle trovano un'alchimia perfetta. Le tonalità al tempo stesso angeliche e cariche di sofferenza della sua voce, qualcosa che si colloca in mezzo alla sensualità di Elvis (di cui ripropone una stravolta versione, alla Moby, di un suo classico, Mistery Train) e di un altro suo epigono di questi anni, Chris Isaak, marcano a fuoco l'intero album, accompagnandosi ad un intelligente lavoro di scarniìficazione dei suoni, dove chitarre elettriche e percussioni minimali sono affiancati da impeccabili interventi di piano, organo ed armonica. Una credibile faccia moderna della soul music, questo il cuore musicale di Ill Gotten Gains, che gioca con il passato (Sweet blue gene, No one recognised him), lo rivede con un'auspicabile uso della tecnologia (la citata Mistery train, Michael Jnr), e soprattutto lo affianca, scrivendo canzoni che hanno tutto il peso di nuovi classici (Some people love to get hurt, Tired old love song). Non è affatto un disco "facile" Ill Gotten Gains: ombroso, umorale, traccia canzoni che indagano il lato oscuro dell'amore e che toccano vertici assoluti nel blues futurista e scontroso, alla maniera dell'ulitmo Waits, di Wha'cha gonna do? e Black hole is waiting (baby let's go).


www.michaeljsheehy.com