Chris Knight
A Pretty Good Guy
Dualtone 2001



Scampato per miracolo alle implacabili fauci delle majors, Chris Knight è nuovamente a piede libero, in grado di ricevere le dovute attenzioni da un'etichetta (la Dualtone) che si sta muovendo con intelligenza sul terreno del songwriting di estrazione country, dando rilevanza ad artisti poco inclini alle smanie pop di Nashville. L'omonimo, folgorante esordio solista avvenne nel '98, spedendo il nome di Chris tra le i giovani rockers americani più ispirati e promettenti. Inutile ricordare che alla Decca/Mca si siano preoccupati poco della sua promozione. Tre lunghi anni d'attesa per ritrovarsi tra le mani un altro piccolo capolavoro di polveroso country-rock stradaiolo, che non dubito possa mandare in solluchero tutti quelli cresciuti col mito delle highways americane e della frontiera infinita, della vita on the road tra moltels di provincia, fuorilegge e quotidianità spezzata da qualche insolito evento. Sono questi i fantasmi che popolano il fervido immaginario del songwriting di Chris Knight e la sua musica ne risente in maniera assoluta: con la produzione schietta e robusta di Dan Baird (da splendido perdente coi Georgia Satellites ad ottimo uomo di regia) le sue radici tipicamente cantautorali sono investite di suoni spudoratamente rock'n'roll. Non è difficile delineare il personaggio, un mix esplosivo di mitologia rock americana, che sul versante acustico si appoggia a John Prine e su quello elettrico sfodera il vigore di Steve Earle e John Mellencamp; è ben più complicato però convincervi che Knight non è il solito imitatore, ha stoffa da vendere e scrive grandi canzoni, che ti spingono letteralmente sulla strada, un po' di benzina, una cassa di birre e sei già in viaggio...magari proprio sulle fulminanti note rock'n'roll di Becky's Bible (un single "Americana" da favola) e Oil patch town (Mellencamp sorride compiaciuto). Send a boat e If I were you allentano la morsa, mettendo in evidenza soprattutto le qualità dell'autore; Down the river e North Dakota sfoderano un passo epico con quell'incrocio tra elettrico ed acustico e splendidi arrangaimenti di archi sullo sfondo, ma, non temete, il motore ritorna a surriscaldarsi nel finale con l'infuocata Highway Junkie, tagliata da una slide assassina e il finale con botto di The Lord's highway (c'è sempre un'autostrada di mezzo...). Tra i dischi dell'anno!


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