A.C. Cotton
Half Way Down
A.C. Cotton
2001


1/2

"Gonna change my name to cotton and move down to the south" dichiara Alan Charing, leader della formazione, nella "traditrice" partenza acustica di Half Way Down, disco di debutto della sua nuova creatura artistica, gli A.C. Cotton, cruda e serrata rock'n'roll band da Portland, Oregon, che sorprende non poco per impatto ed energia. Charing aveva già avviato una carriera solista con due ep ed un disco d'esordio (Seconds West) alle spalle, che gli avevano procurato l'attenzione della stampa locale e persino un'inclusione nelle colonne sonore di alcuni serials di Mtv. A noi francamente di queste ultime notizie poco ci importa; quello che ci preme sottolineare è invece l'esaltante impasto chitarristico degli A.C. Cotton, guitar-band nel più classico rock'n'roll style americano, con pochissime e nascoste inflessioni roots ed una predilezione per valanghe di riffs assassini. I ragazzi svelano un background punk-rock, addolcito però da ascolti ripetuti della migliore tradizione stradaiola, leggi Mellencamp, Tom Petty, e nei momenti più pop azzarderei anche Wallflowers e Gin Blossoms (la stessa title track o Devil Revisited). Charing scrive liriche accattivanti e soprattutto canta con grande trasporto, le chitarre sono travolgenti (lo stesso Charing e Brett Davis) e la ritmica un martello continuo (Todd Corbett e Sean Oldham), mentre la produzione di Luther Russell (qualcuno si ricorda dei Freewheelers?) contribuisce a porre il disco su livelli da major. Un disco granitico questo Half Way Down, con pochissime pause di riflessione (due ballate "unplugged" ad inizio e fine raccolta e poco più) ed una costante invasione di chitarre: dalla foga rock'n'roll di A lot of water in partenza, all'ottima Rusty change, un ipotetico singolo, dall'assalto punk-rock di Alright for Audrey e Great divide (ricordano gli Old '97) alla migliore del lotto, la trascinante danza chitarristica di Santiago. Notevole rivelazione.


www.accotton.com